Amici di Mister Wine ed amanti del vino, oggi facciamo un piccolo salto nel passato di questo paese bellissimo che è il Marocco.
Esistono Paesi produttori di vino che oggi hanno un visibilità maggiore, dopo essere stati sottovalutati per moltissimi anni.
Uno di questi è il Marocco, che è anche il secondo esportatore vinicolo nel continente africano, dopo il Sudafrica.
A Marrakesh vengono prodotti ogni anno oltre 40 milioni di bottiglie e coltivati 37 migliaia di ettari di terreno.,
doveil 60% della produzione locale si concentra per lo più nell’area di Meknès e non lontano dal polo economico di Fes;
I terreni ed il clima temperato, contribuiscono alla produzione di vini di ottima qualità.
Si deve dare merito ai Cartaginesi, che storicamente vengono identificati come colore che hanno introdotto la vite in Marocco,
la stessa, risale sin dai tempi antichi dove la vite veniva coltivata nell’odierna regione di Meknes, una volta chiamata Mauritania Tingitania.
All’epoca degli antichi Romani proprio n questa regione, veniva prodotto un ottimo vino; molto apprezzato dai latini,
che ne erano compiacenti bevitori.
Questa città rimase parte dell’Impero Romano per circa 300 anni, dall’ultimo secolo avanti Cristo sino al 285 d.C.; dopodiché,
divenne una città indipendente, di impronta latina e berbera; questo durò fino all’arrivo degli arabi nel 789 d.C.,
dove l’avvento della nuova cultura, religione e politica fecero terminare la produzione vinicola.
Le postazioni commerciali fenicie e greche sparse in tutto il Mediterraneo, rendevano facile lo scambio di molti prodotti alimentari,
tra cui il vino contenuto nelle anfore, fu grazie alla colonizzazione romana che si sviluppò la viticoltura.
L’avvento musulmano non ha però arginato la viticoltura nordafricana, anche se ha dato priorità all’uva da tavola.
Fu così che la viticoltura marocchina nacque da una fortissima identità legata alla sua storia,
in un territorio dove la vite ha accomunato le varie civiltà che si sono succedute.
Con la colonizzazione del XX secolo i francesi valorizzarono fortemente la viticoltura nordafricana a causa della fillossera,
che aveva devastato la maggior parte dei vigneti europei.
I vigneti marocchini vennero creati da commercianti di vino francesi che si rifornivano di vino,
come si può vedere sull’etichetta qui a fianco.
Alcuni vitigni francesi vennero innestati e la coltivazione divenne intensiva;
tra questi si ricordino Grenache, Carignan e Cinsault e Alicante Bouschet,
che si ritiene siano più adatti ai terreni marocchini per produrre i vini desiderati, fu l’inizio di una produzione di massa
della viticoltura marocchina dove la resa era maggiore a scapito della qualità.
Il risultato era un vino molto colorato con un’alta gradazione alcolica.
La maggior parte di questi vini veniva esportata nella regione della Linguadoca,
per arricchire in alcol mediante taglio la produzione di massa di vini da tavola del sud della Francia,
Nel 1927 ci fu la prima vendemmia di un’azienda belga che fondò una cantina vicino a Benslimane, nella regione di Casablanca.
Attualmente quella tenuta è di proprietà di Thalvin e porta il nome di Ouled Thaleb.
e nelle zone di Meknes, Rabat, Tiflet e Khemisset vennero create altre tenute con lo stesso nome.
Nel 1934 i vini furono classificati come vini da tavola AOG (Appellation d’Origine Garantie) o AOC (Appellation d’Origine Controlée).
Con l’avvento dell’indipendenza il Marocco non rinunciò alla produzione vinicola: il Regno ereditò le cantine e i vigneti poi nazionalizzati,
anche se la viticoltura fu comunque ridotta per motivi culturali e religiosi.
Nel 1967 il Trattato di Roma proibì l’assemblaggio dei vini della CEE con vini stranieri,
comportando cosi per il Marocco un periodo di stasi:
il paese perse il mercato e dovette affrontare una crisi di sovrapproduzione, alcune viti vennero sradicate e le cantine chiuse.
Questa misura ha però generato un nuovo rilancio nella produzione marocchina.
I viticoltori sono stati infatti costretti ad abbandonare la produzione di massa in termini di resa.
Venne cosi istituita la SODEA (in italiano, Società per lo sviluppo agricolo) che gestisce il patrimonio vitivinicolo del paese,
con una ventina di cantine, che favorisce lo sviluppo nonostante le elevate tasse sui consumi interni.
Risultato: il mercato locale crollò, con un conseguente calo delle vendite.
Lo sviluppo della SODEA ebbe un contraccolpo a causa di una tassazione proibitiva e di una severa regolamentazione.
Oggi la regione del Meknes rappresenta la punta di diamante dei vigneti marocchini.
Il Marocco è uno degli Stati membri dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
In questo paese il vino rimane un settore economico in piena espansione con una produzione di oltre 40 milioni di bottiglie all’anno.
Questo fa del Marocco il secondo produttore di vino del mondo arabo.
Nasce così nel 2008 grazie al Ministero dell’Agricoltura che ha autorizzato per la prima volta un’azienda vinicola
a fregiarsi della denominazione “Château” con Château Roslane, sotto la AOC “les coteaux de l’Atlas”, premier cru.
La qualità dei vini marocchini continua a migliorare grazie all’evoluzione dei regolamenti,
Un’epopea molto lunga se si considera il patrimonio vitivinicolo del Marocco,
che rimane una delle culle delle ultime viti selvatiche, oggi il Marocco annovera 1 AOC e 14 AOG.
Vitigni a bacca rossa: Cinsault, Carignan, Alicante Bouschet, Syrah, Grenache, Cabernet-Sauvignon, Merlot, Tempranillo, Malbec, Tannat e Mouvedre.
Vitigni a bacca bianca: Chardonnay, Grenache blanc, Marsanne, Roussanne, Sauvignon e Vermentino, Ugni blanc, Clairette, Muscat e Viognier. Bourboulenc,”Faranat” de Tunis.
Clima: oceanico, mediterraneo, montano, continentale e sahariano.
Il Marocco, affacciandosi sia sul Mediterraneo che sull’Atlantico, gode dell’influenza oceanica e di quella delle montagne dell’Atlante,
che portano la freschezza necessaria a queste regioni aride e molto calde.
I vigneti di collina e la temperatura mite fanno della regione del Meknes un terroir vinicolo privilegiato.
A Cura di Giovanni Scapolatiello – Mister Wine