Castello di Meleto – un intreccio tra storia, vino e turismo
Castello di Meleto – un intreccio tra storia, vino e turismo

Castello di Meleto – un intreccio tra storia, vino e turismo

Alla scoperta di Castello di Meleto, Gaiole in Chianti.

Primo articolo del 2025 e iniziamo col botto. Oggi facciamo tappa nella meravigliosa Toscana e più precisamente a Gaiole in Chianti. Chi mi segue e legge i miei articoli, conosce bene l’amore che nutro per questa terra e per il Sangiovese, quindi oggi sarò di parte, ma proverò a mettere le emozioni da parte ed essere quanto più professionale possibile.

Oggi sono in compagnia di Diletta Catalano, Sales Manager Italia e Marketing Manager di Castello di Meleto.


Ciao Diletta e grazie per aver accettato il mio invito. brevemente ti va di presentarti?
Mw: Qual è la storia e la tradizione di Castello di Meleto e in quale territorio ci troviamo?

Diletta: Castello di Meleto è il simbolo di Gaiole in Chianti, uno dei comuni più alti della denominazione. Il suo legame con il vino inizia nel XI secolo con i monaci benedettini ma risale al 1256, la prima citazione scritta del suo nome. Da allora la fisionomia esterna del castello è rimasta quasi immutata: alla vista il maniero si presenta perfettamente integro. Molto invece è cambiato nella sua storia recente, una vera e propria rivoluzione che inizia nel 1968 con la “Operazione Vigneti”, primo crowdfunding italiano nel mondo del vino, grazie all’intuizione di Gianni Mazzocchi, editore di riviste come Quattroruote e Quattrosoldi. Quest’ultima era dedicata ad appassionati di economia e finanza: proprio a questi lettori fu proposto di acquistare delle quote di un patrimonio italiano che rischiava di venire abbandonato. Nasce così Viticola Toscana, oggi Castello di Meleto Società Agricola, proprietaria del Castello e degli oltre 1100 ettari di terreno. Grazie ad uno spirito imprenditoriale innovativo, dato proprio dalla forma societaria, è stata compiuta in questi anni una vera rivoluzione che l’ha portata ad essere un’azienda a tutto tondo, che unisce la vocazione turistica a quella vitivinicola e agricola. Grazie ad uno staff giovane, coordinato dal nuovo Direttore Generale Francesco Montalbano, l’azienda rappresenta ormai da anni un modello di produzione sostenibile in tre direzioni: ambientale, sociale ed economica.

Mw: Quali sono le qualità distintive dei vostri vini?

Diletta: Nei suoi quasi mille anni di storia, la produzione del vino ha sempre accompagnato Castello di Meleto e oggi l’obiettivo è fare esprimere al meglio il “talento” di questo luogo. Ad attraversare le sue terre è il torrente Massellone, un tempo chiamato Clante, dal cui nome pare derivi la parola Chianti. I terreni aziendali raggiungono i 600 m slm, con altimetria media tra i 350 e i 450 metri, caratteristica che determina forti escursioni termiche tra giorno e notte, ideali per lo sviluppo degli aromi ed il mantenimento della freschezza. Mediamente, la composizione generale dei terreni è argilla (25-30%), sabbia (35-40%), limo (35-40%). Lo scheletro rappresenta tra il 5-10% del terreno, ed è principalmente costituito da galestro e alberese, rocce caratteristiche del Chianti Classico. Castello di Meleto possiede una delle più grandi superfici di vigneto a Gaiole, una responsabilità che ha portato l’azienda a intraprendere un percorso di grande evoluzione. La proprietà si estende su 130 ettari di vigneto, suddivisi in 4 aree diverse per composizione dei suoli, clima e altimetria. Grazie alla collaborazione con l’agronomo Ruggero Mazzilli, l’azienda ha raggiunto traguardi importanti come la certificazione biologica e introdotto pratiche sempre più in armonia con l’ambiente.

Mw: Da quali vigneti provengono le vostre uve e che tipologia di terroir ritroviamo?

 

Diletta: Sei aree per cinque espressioni di territorio. Grazie all’estensione della proprietà e alla lunga storia della viticoltura a Meleto, nei secoli sono stati selezionati i terreni più vocati, divisi in sei zone diverse per clima, pendenze, esposizione, composizione dei suoli e altimetria.
Meleto: si trova in posizione limitrofa al castello ed è la zona più calda e più riparata dal vento. Accanto al Sangiovese, sono presenti Merlot, Vermentino e Trebbiano. La composizione del terreno è principalmente di tipo argilloso, ricco di scheletro. Da questi vigneti provengono anche le uve destinate alla produzione del Vinsanto che, dopo la vendemmia, riposano nella passitaia, edificio rurale dotato di una perfetta ventilazione.
San Piero in Avenano: è la zona confinante con la Pieve di Spaltenna, edificio romanico di proprietà di Castello di Meleto. È l’area più aperta e ventilata, caratteristica positiva in particolare durante l’estate poiché permette di preservare la freschezza e mantenere le uve in perfetto stato di sanità. Qui il terreno è ricco di scheletro ed è concentrata la produzione del Vermentino, accanto al Sangiovese e a piccole percentuali di Malvasia Nera e Merlot. In quest’area si trova Camboi, un vigneto dedicato esclusivamente alla Malvasia Nera del Chianti, dalla quale nasce l’omonimo vino, prodotto da viti di 30 – 40 anni.
Poggiarso: è la più arida e la più fredda tra le tenute. Le pendenze sono alte e l’altitudine sfiora i 530 m slm. Il Sangiovese trova condizioni climatiche estreme, che determinano una scarsa produzione ma alta qualità dei vini e dei profumi grazie alle forti escursioni termiche tra giorno e notte, soprattutto in estate. Il terreno è argilloso con grandi quantità di scheletro composto da alberese e galestro. Qui, nasce Vigna Poggiarso Chianti Classico Gran Selezione.
Casi: situata nella valle sotto al bor
go medievale di Vertine, presenta un clima temperato grazie anche alla presenza di boschi che la circondano. Il Sangiovese è, come nelle altre macrozone, il protagonista e qui trova condizioni ideali di terreno caldo e clima fresco, che permane anche nei periodi più siccitosi. Anche Vigna Casi ospita un vigneto ad alberello. In quest’area si trova Parabuio, l’unico vitigno internazionale dei cru di Castello di Meleto – il Merlot – dal quale nasce l’omonimo vino.
Trebbio dà origine all’omonimo Gran Selezione, ovvero il Chianti Classico che meglio rappresenta la vocazione del territorio. Qui il Sangiovese si esprime in un vino potente ed elegante. Nel vigneto, accanto a questa varietà, si trovano viti di Ciliegiolo e Colorino, varietà locali considerate minori quasi abbandonate ma che rappresentano un patrimonio di biodiversità che Castello di Meleto ha saputo preservare. Il suolo di Vigna Trebbio è principalmente argilloso, con buone percentuali di sabbie rosse nell’area nord est e con una crescente presenza di alberese a sud. L’esposizione del vigneto è a Sud e Est e l’altitudine va dai 380 ai 420 metri slm. Il Chianti Classico Gran Selezione Trebbio si distingue per la propria eleganza e, al tempo stesso, per la potenza che, con l’invecchiamento, esprime al meglio le potenzialità del vino.
Cerreta: Vigna Cerreta è la più recente Vigna, selezionata per la sua vocazione alla produzione. I vigneti, impiantati tra il 2016 e il 2022, presentano esclusivamente Sangiovese e si trovano nell’area a Ovest del territorio comunale di Gaiole in Chianti, in prossimità del toponimo “Cerreta”. L’esposizione dei vigneti è a Est e Nord-Est. I suoli di Vigna Cerreta sono quelli tipici del Chianti Classico e discendono dallo sfaldamento del Monte Morello. Sono terreni ricchi di alberese, pietra composta di calcare marnoso, a cui si alternano materiali di tipo galestroso, ovvero argilla scistosa e, più raramente, arenarie calcarifere. Le vigne si snodano sulle colline situate lungo il torrente Piana ad un’altimetria tra i 370 e i 450 metri slm. La forte presenza di calcare determina nei vini grande finezza.

Mw: Quali fattori ambientali influenzano la qualità dei vostri vini?

Diletta: Sicuramente l’altitudine, il clima e il terroir.

Mw: Adottate pratiche di coltivazione sostenibile o biologica?

Diletta: Certo, agricoltura biologica.

Mw: Come bilanciate la tradizione e l’innovazione nella produzione del vino?

Diletta: Uno degli obiettivi per noi è sicuramente mantenere la tradizione e la storicità di un castello del 1256, accanto all’innovazione sia dal punto di vista vinicolo che enologico.

Mw: Quali sono le sfide più grandi che affrontate come produttori di vino?

Diletta: Riuscire a produrre vini di qualità nonostante il cambio climatico.

Mw: Vini premiati o riconosciuti a livello nazionale o internazionale? Cosa ne pensi dei riconoscimenti ufficiali ai vini?

Diletta: Sicuramente aiutano nella comunicazione dell’azienda e della qualità dei vini.

Mw: Come gestite le tendenze e i gusti in cantina con l’evoluzione dei gusti dei consumatori?

Diletta: Si cerca di portare avanti la tendenza a fianco della rappresentazione del terroir, che per noi è una cosa fondamentale.

Mw: Qual’ è la tua filosofia personale riguardo la produzione dei vostri vini?

Diletta: 130 volte un ettaro. Più che alla dimensione in viticoltura si punta all’identità. Le uve, raccolte esclusivamente a mano, vengono mantenute separate per parcella, tanto che si compiono fino a 100 vinificazioni diverse. Si stanno aumentando al massimo possibile le selezioni in vigna, che portano ad effettuare svariate micro-vinificazioni parcellizzate per vigna e microaree, con fermentazioni in acciaio, vasche di cemento e tonneaux aperti con alcune piccole sperimentazioni con macerazioni lunghe sui raspi.

Mw: C’è un vino su tutti al quale siete legati particolarmente?

Diletta: Chianti Classico Gra Selezine Vigna Poggiarso.

Mw: Social e vino, quanto influisce il passaggio sui canali social dei vostri prodotti?

Diletta: Avere una pagina social è fondamentale è una comunicazione smart e veloce con il consumatore finale, sicuramente non è l’unica fonte di comunicazione, sono da portare avanti insieme ad altre strategie.

Mw: Le vostre etichette, ti andrebbe di raccontarci il significato dei nomi dei vini e da dove provengono le etichette? E inoltre siete impegnati solo nella produzione di vino o altri prodotti? Se si, quali?

Diletta: Le nostre tre Gran Selezioni Cru (trebbio, poggiarso e casi) sono rispettivamente i nomi di tre dei nostri vigneti . Sono significativi per noi perché rappresentano 3 espressioni di sangiovese completamente diverse e uniche tra di loro, con questo progetto evidenziamo sicuramente la variabilità di territorio che si respira a castello di meleto.

Come ogni bella favola, anche questa giunge al termine. Ringrazio di vero cuore Diletta per la pazienza e per la disponibilità. Ovviamente se vi trovare a visitare Castello di Meleto, dite che vi manda Mister Wine.
 
Diletta: Grazie Giovanni, un saluto a tutti i tuoi lettori e vi aspetto in cantina.
 

 

Articolo a cura di Mister Wine – Giovanni Scapolatiello – Sommelier Ais.

 

 

 

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