Giovanni Menti Wine, una storia fatta di tradizioni e metodi antichi.
Gambellara è un comune italiano della provincia di Vicenza in Veneto, famosa per le sue produzioni vitivinicole è conosciuta nel mondo per i suoi vini più rappresentativi: il recioto di Gambellara e il Gambellara Vin Santo. Oggi la mia carrellata di interviste si arricchisce con un racconto molto interessante. Facendo tappa in Veneto, ho scovato una realtà tanto storica quanto importante. Vorrei parlarvi di Giovanni Menti Wine.
Siamo in compagnia di: Stefano Menti proprietario di: Menti Giovanni società agricola.
Dunque Stefano, ti va di presentarti?
Stefano Menti: Ciao Giovanni, un saluto a te e a tutti i lettori di questa bellissima rubrica, grazie per l’invito.
Mw: Stefano iniziamo pure. Qual è la storia e la tradizione della tua azienda vinicola e in quale territorio ci troviamo?
Stefano Menti: Ci troviamo a Gambellara, un paesino collinare nella parte più occidentale della provincia di Vicenza, colline caratterizzate da una forte presenza di terreni vulcanici, composti da sassi neri rocciosi ricchi di mineralità. L’azienda Menti Giovanni venne fondata dal mio bisnonno di nome Giovanni a fine del diciannovesimo secolo e successivamente condotta da mio nonno Antonio prima e mio padre Giovanni (stesso nome di suo nonno) poi, e da 23 anni sono io che mi occupo dell’intera gestione dell’azienda famigliare.
Mw: Quali sono le qualità distintive dei tuoi vini?
Stefano Menti: I vini che produciamo con l’uva garganega tipica del nostro territorio, sono vini bianchi freschi e leggeri, con grande bevibilità e mineralità, abbinabili a molti piatti della tradizione italiana ma anche a specialità culinarie di altre tradizioni.
Mw: Da quali vigneti provengono le tue uve e che tipologia di terroir ritroviamo?
Stefano Menti: Il vigneto più giovane dell’azienda è il vigneto Roncaie che venne piantato nel 1985; i vigneti più vecchi sono vigneti che superano i 90 anni; abbiamo quindi tutto allevamento a pergola come da tradizione della nostra zona, con sola uva garganega che nella maggior parte dei casi è situata in vigneti esposti a sud est, tutti siti nella sotto zona San Marco.
Mw: Quali varietà di uva coltivi e quali sono le tue preferite?
Stefano Menti: Coltiviamo direttamente Garganega e Durella ma, nelle mie esperienza presenti e passate ho potuto aiutare diversi colleghi da tutte le parti d’Italia, lavorando con molte varietà sia autoctone che internazionali (approfondimenti a riguardo sul mio primo libro – i Maestri del Vino Antico –https://menti.wine/prodotto/maestri-del-vino-antico-il-primo-libro-di-stefano-menti/) .La mia uva preferita rimane la garganega, dove sono chiamato a fare il mio meglio per fare si che il terroir di Gambellara possa essere conosciuto e riconosciuto attraverso i vini che produciamo.
Mw: Quali fattori ambientali influenzano la qualità dei tuoi vini?
Stefano Menti: I suoli vulcanici, le esposizione a sud est e la conformazione ad anfiteatro delle colline di Gambellara, sono i maggiori artefici del carattere di nostri vini.
Mw: Adotti pratiche di coltivazione sostenibile o biologica?
Stefano Menti: Dal 2004 abbiamo introdotto in azienda l’agricoltura biologica ma già da 14 anni pratichiamo con successo e soddisfazione l’agricoltura biodinamica, unita ad un sacco di pratiche di riutilizzo e riduzione dell’impatto di carbonio sulla nostra filiera produttiva.
Mw: Come bilanci la tradizione e l’innovazione nella produzione del vino?
Stefano Menti: Usiamo tecnologie non invasive che ci aiutano a lavorare meglio, ma restiamo ancorati alle fermentazioni spontanee, lunghi affinamenti e tecniche tradizionali come il “Picaio” vicentino che utilizziamo per fare appassire in maniera quasi perfetta le nostre uve garganega di collina.
Mw: Quali sono le sfide più grandi che affronti come produttore di vino?
Stefano Menti: La sfida più difficile degli ultimi anni è il cambiamento climatico; infatti fra eccessi di piogge ed eccessi di calore è sempre più difficile arrivare a fine stagione con uva bella e con quantità soddisfacenti.
Mw: Se scegli, quali sono le botti che usi per l’invecchiamento dei vini? E quali metodi di affinamento usi?
Stefano Menti: Per alcuni vini usiamo botti in rovere non tostato, per altri barrique vecchie, per altri caratelli sempre in rovere e per i rimanenti vini usiamo vasche in cemento costruite nel 1978. L’affinamento avviene in maniera diversa per ciascun vino; in cantina con o senza batonnage per alcuni, in soffitta con botti scolme e flora batterica per il Vin de Granaro.
Mw: Quali sono le tue aspettative per il futuro della tua azienda vinicola?
Stefano Menti: Da anni sto creando un gruppo di professionisti, i miei ragazzi, i miei collaboratori, i Barbaboyz come ci definiamo noi, che anno dopo anno aumentano la loro professionalità attraverso la formazione, la stesura e messa in pratica di procedure, che fanno si che l’azienda si gestisca autonomamente anche senza la mia presenza costante.
Mw: Vini premiati o riconosciuti a livello nazionale o internazionale? Cosa ne pensi dei riconoscimenti ufficiali ai vini?
Stefano Menti: Non ho nessun premio o riconoscimento soprattutto poiché non mando i campioni ai concorsi; penso che concorsi e guide siano importanti, bisogna stare comunque sempre attenti al conflitto di interesse, in quanto alcuni di questi poi hanno collaborazioni con aziende vitivinicole perdendo quindi di credibilità.
Mw: Come gestisci le tendenze e i gusti in cantina con l’evoluzione dei gusti dei consumatori?
Stefano Menti: Sinceramente faccio vini di tradizione e di territorio e quindi non seguo molto le tendenze; ci siamo attestati su una gamma di vini che produciamo con costanza da quasi una ventina d’anni. Per ora manteniamo questa linea produttiva e filosofica.
Mw: Qual è la tua filosofia personale riguardo la produzione dei tuoi vini?
Stefano Menti: Per me i vini devono essere specchio del territorio, dell’annata e del vignaiolo che ha coltivato l’uva e che poi l’ha vinificata. Vini buoni fatti con tecniche e tradizioni di altri territori e quindi scarsamente riconoscibili, non sono i miei preferiti.
Mw: C’è un vino su tutti al quale sei legato particolarmente?
Stefano Menti: Riva Arsiglia rimane il vino che voglio mantenere come ambasciatore del territorio di Gambellara da noi coltivato.
Mw: Social e vino, quanto influisce il passaggio sui canali social dei tuoi prodotti?
Stefano Menti: I social sono molto importanti, permettono con spese molto basse rispetto ai media del passato, di comunicare direttamente con gli appassionati del settore e fare sapere che cosa facciamo tutti i giorni, dalla potatura all’imbottigliamento.
Mw: Vino Naturale, tendenza? O presa di coscienza verso un mondo più sostenibile?
Stefano Menti: Penso il vino naturale sia veramente una presa di coscienza, un ritorno a quello che veniva fatto dagli anni sessanta fino all’epoca pre-romana; uva sana e genuina fermentata naturalmente, senza ingredienti che possano sfalsare l’espressione del territorio e appesantire il corpo e l’anima di chi il vino beve.
Mw: Cosa ti ha spinto o incuriosito a scegliere Mister Wine per effettuare questa intervista esclusiva?
Stefano Menti: Siamo sempre aperti ai visitatori che ci vengono a trovare in azienda per fare conoscere direttamente il nostro duro ma bellissimo lavoro; avere canali di comunicazione dedicati ad appassionati al vino, come Mister Wine, che ci chiedano di raccontare cosa facciamo ma soprattutto PERCHE’ lo facciamo a questo modo, è un onore e un privilegio potere collaborarne assieme.
Mister Wine: Infine, le tue etichette ed i nomi dei tuoi vini, ti andrebbe di raccontarci il significato dei nomi dei vini e da dove provengono le etichette? E inoltre siete impegnati solo nella produzione di vino o altri prodotti? Se si, quali?
Stefano Menti: Facciamo un po’ di miele, di olio, frutta e verdura ma solo per autoconsumo personale e dei collaboratori; le nostre etichette riportano dei riferimenti a toponimi od origini del vino/vigneto; Roncaie è il vigneto dell’85 sito in zona Roncaie; Omomorto è un vigneto sito in località Omomorto; Paiele e Monte del Cuca hanno riferimenti ai precedenti proprietari, così come Riva Arsiglia che venne acquistato nel 1965 dalla signora Arsiglia. Albina è un omaggio alla mia nonna paterna che mi ha aiutato a tornare all’uso del “picaio” per l’appassimento delle uve e Vin de Granaro è il vino che deve stare per l’intera durata della vinificazione e affinamento nel sotto tetto dell’azienda, ovvero granaio o Granaro in lingua veneta.
Anche oggi siamo arrivati al termine di questa bellissima intervista. Grazie Stefano per il tempo che ci hai concesso. Raccontare la tua storia e la tua realtà per me è stato un onore.
Stefano Menti: Carissimo Giovanni è stato un piacere immenso essere con voi oggi qui, un caro saluto ai tuoi lettori e ci vediamo a Gambellara in azienda.
Se siete arrivati sin qui, vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, regalandovi questa lettura. Vi saluto con la consueta raccomandazione, se vi trovate a Gambellara e passate in azienda, non dimenticatevi di dire che vi manda Mister Wine. Ciao a tutti e alla prossima Intervista Esclusiva.
Articolo a cura di Mister Wine – Giovanni Scapolatiello – Sommelier Ais