Podere Veneri Vecchio, dove il vino rinasce per la seconda volta – Raffaello Annichiarico
Podere Veneri Vecchio, dove il vino rinasce per la seconda volta – Raffaello Annichiarico

Podere Veneri Vecchio, dove il vino rinasce per la seconda volta – Raffaello Annichiarico

Due chiacchiere con Raffaello Annichiarico - Podere Veneri Vecchio.

 

Oggi Racconti Di-Vini ci porta a Castelvenere in provincia di Benevento, dove Raffaello Annichiarico dal 1999 preserva 4 ettari di vigna impiantati su suoli argillosi e di tufo grigio e oggi io ho il piacere e l’onore di presentarvi con questa intervista esclusiva.

Mister Wine: Siamo in compagnia di: Raffaello Annicchiarico  proprietario di: Podere Veneri Vecchio, dunque Raffaello ti va brevemente  di presentarti?

Raffaello: Certo Giovanni, ciao a tutti mi chiamo Raffaello Annicchiarico, sono napoletano e ho una formazione agronomico/biologica, avendo studiato Scienze Agrarie all’Università di Portici Federico II.  Ho lavorato per diversi anni in un laboratorio di ricerca e analisi in campo alimentare, interessandomi sia di microbiologia degli alimenti che di colture in vitro di tessuti e cellule vegetali.

Mister Wine: Qual’è la storia e la tradizione della tua azienda vinicola e in quale territorio ci troviamo? 

Raffaello: Con mia moglie, Manuela Sanna, che insegna filosofia all’Università, condividevo l’esigenza di trovare un posto in una campagna non troppo distante da Napoli, per trascorrere i fine settimana lontano dalla città, e soprattutto per far respirare e vivere la natura ai nostri due figli Giulia e Tommaso, che all’epoca erano molto piccoli. Così, dopo alcune ricerche fummo molto colpiti da un casolare in pietra tufacea abbandonato, che aveva una cantina sotterranea ed era circondato da vigneti. Ci si immergeva in un paesaggio naturale spettacolare dove il sole tramonta dietro le vigne e la montagna e siamo rimasti letteralmente conquistati, così da acquistarlo.  Il luogo è Castelvenere, un piccolo paese in provincia di Benevento, che è il paese più vitato della Campania ed uno dei più vitati d’Italia, con una cultura agricolo/contadina ancora molto viva. L’idea di fare vini in quel luogo era un sogno che avrei voluto sempre realizzare, soprattutto perchè il mio precedente lavoro si svolgeva nella grande industria alimentare, e con il passare degli anni cresceva in me un’ inquietudine forte rispetto al modo di pensare al cibo così totalmente slegato dalla terra.  Fino al 1998 ci limitavamo a vendere l’uva, poi nel 1999 decisi di lasciare il mio vecchio lavoro per dedicarmi esclusivamente a questo progetto: curare le vigne e fare vino nella vecchia cantina. Il mio approccio è stato sempre quello di guardare le vigne come natura viva, seguendo la strada di una agricoltura rigenerativa che eliminasse tutti i prodotti chimici in vigna, e un’ enologia conservativa in cantina che eliminasse tutti gli interventi invasivi e tutti i prodotti chimici che pure oggi vengono ammessi, ma soprattutto di avere uno sguardo più ampio possibile per comprendere quel mondo complesso fatto di una diversità straordinaria di flora e di fauna. Un mondo visibile e invisibile, che in modo continuo interagisce, collabora, coopera, convive, per tenere in piedi la terra e il mondo: modello che l’uomo dovrebbe usare come riferimento per imparare come coabitare. Gli ecosistemi esistono da migliaia di anni, eppure non li abbiamo mai guardati, studiati e compresi come avremmo dovuto.

Mister Wine: Quali sono le qualità distintive o uniche dei tuoi vini?

Raffaello: Innanzitutto i vini vengono realizzati solo con uva, da varietà autoctone. Alcune native di questi luoghi e poi recuperate e fatte rivivere in bottiglia. Queste antiche varietà oltre ad avere delle proprie e particolari proprietà sensoriali,  rappresentano sempre un patrimonio culturale e di biodiversità da salvaguardare che stiamo ormai perdendo.  E perdere un antico vitigno è come buttare via un opera d’arte. 

Mister Wine: Da quali vigneti provengono le tue uve e tipologia di terroir?

Raffaello: Provengono prevalentemente dai vigneti che circondano il casolare e la cantina, e molti di questi sono misti, cioè si tratta di appezzamenti con varietà diverse. Era in fondo il modo di coltivare dei vecchi contadini per fronteggiare meglio le diversità climatiche. Il terroir del luogo, che è un insieme di elementi complessi, parte dai terreni di matrice argillosa ma con una importante componente vulcanica composta da tufo grigio; lo stesso tufo del casolare e della vecchia cantina, per passare al bosco confinante con le vigne, con il torrente a valle che sfiora i vigneti, con le Robinie, le Querce e le altre essenze arbustive che attorniano le vigne, l’erba spontanea che facciamo crescere tra i filari; questo mondo ospita a sua volta un ulteriore mondo vivente cruciale per un terroir vivo e unico. 

Mister Wine: Quali varietà di uva coltivate e quali sono le tue preferite?

Raffaello: Oltre le varietà più conosciute come Aglianico, Falanghina, autoctoni minori come Grieco, Cerreto, Agostinella tra i bianchi, Camaiola tra i rossi e con quantità minori di Sangiovese, Montepulciano e Malvasia nera. E’ difficile dire quali uve si preferiscono, ma forse le uve autoctone minori recuperate e fatte rivivere sono quelle che portano con sé la storia e la cultura del territorio e dei luoghi, oltre ad avere un vero fascino gustativo che esce fuori dai canoni. 

Mister Wine: Quali fattori ambientali influenzano la qualità dei tuoi vini?

Raffaello: Sicuramente il territorio che ho descritto sopra, inteso nella sua complessità, e la natura che avvolge le vigne. Tutti questi elementi influiscono sulla qualità dei vini, compreso le montagne a valle delle vigne dove tramonta il sole, la brezza marina che proviene dalla costa napoletana che dalla primavera in poi soffia e attraversa i vigneti, nonché la natura viva che convive e interagisce con le vigne. 

Mister Wine: Hai adottato pratiche di coltivazione sostenibile o biologica?

Raffaello: Assolutamente si, è stato il nostro obiettivo principale. Ad esempio, trattiamo le vigne con tisane e macerati di erbe spontanee che raccogliamo noi stessi, oltre a effettuare trattamenti con propoli grezza che ci facciamo dare da apicoltori locali, con i quali realizziamo dei preparati da utilizzare in vigna per rafforzare e stimolare i sistemi di difesa delle piante e per rendere più vitali gli ecosistemi. Lavoriamo i vigneti solo quando è necessario, per ridurre al minimo l’impatto del trattore che tende a costipare i terreni. Insomma, li lavoriamo assecondando, osservando e cercando di capire il più possibile la natura che ci circonda.

Mister Wine: Come bilanci la tradizione e l’innovazione nella produzione del vino?

Raffaello: La memoria è una cosa preziosa che non andrebbe mai messa da parte a favore di un’ innovazione senza radici. Diversi anni fa, nel corso di un evento, alcuni studenti dell’Università di Enologia e Viticoltura si avvicinarono e mi dissero: «Ci hanno insegnato a fare il vino con tutti gli interventi possibili e immaginabili, ma nessuno ci ha mai insegnato a farlo solo col grappolo d’uva!». Ecco, la vera innovazione è insegnare e imparare a fare vino solo col grappolo d’uva. Questo dovrebbe essere considerato il futuro, che apre due strade: la prima è quella di riprenderci il contatto con la terra e con la natura, con il luogo dove nasce quello che beviamo e quello che mangiamo, per non continuare ad allontanarci da essa come è successo fino ad ora, dando così anche un senso alla parola “terroir”. La seconda è quella di assecondare la natura e lavorare insieme e non contro di essa – per esempio, solo col grappolo d’uva – dando finalmente un significato alla parola “sostenibilità “.  Tutto ciò inoltre ci rende più partecipi e ci obbliga ad osservare, studiare, imparare e interagire con gli ecosistemi agricoli. Abbiamo bisogno di riprenderci il contatto con la terra, metterci le mani dentro, quella terra di cui noi stessi siamo figli; questa oggi sarebbe una vera rivoluzione, un vero cambiamento. 

Mister Wine: Quali sono le sfide più grandi che affronti come produttore di vino?

Raffaello: I cambiamenti climatici sono una realtà e bisogna capire il modo in cui le piante e gli ecosistemi reagiranno e si evolveranno in seguito a queste trasformazioni. Ricordando sempre che siamo noi stessi i responsabili principali di questi cambiamenti, dato che ci siamo sentiti padroni del mondo senza curarci delle conseguenze. E’ necessario un cambio di visione radicale, bisogna guardare alle piante e agli ecosistemi non come degli oggetti da sfruttare ma considerandoli nella loro complessità; perché siamo noi che abbiamo bisogno di loro, non loro di noi. Affrontare il nostro rapporto con la natura diventa uno snodo cruciale per il futuro, riprendere il legame con la terra cambiando il nostro modo di coltivare e di fare agricoltura. Solo lavorando insieme alla natura e assecondandola potremo avere dei grandi terroir e potranno uscire dei grandi vini.

Mister Wine: Come scegli le botti per l’invecchiamento dei vini?

Raffaello: Utilizziamo delle botti realizzate con legni locali (essenze vegetali tradizionali delle nostre zone) come il castagno, il ciliegio, l’acacia. Alcune di queste botti sono realizzate con legni di essenze miste. La scelta di questi legni per noi contribuisce a rafforzare e dare ancora più senso al luogo stesso, al territorio.

Mister Wine: Quali sono le tue aspettative per il futuro della tua azienda vinicola?

Raffaello: Continuare a salvaguardare e far rivivere antichi vitigni, far conoscere – a chi beve vino – cosa significa un prodotto della terra, il rapporto che c’è con le piante, con l’ambiente che le ospita, l’interazione che si crea tra i vari attori di un determinato territorio di cui noi siamo parte integrante.

Mister Wine: Hai vini premiati o riconosciuti a livello nazionale o internazionale?

Raffaello: Non inviamo vini alle guide e alle gare, perché non crediamo ai sistemi dei punteggi e dei numeri. Sarebbe molto più importante per il consumatore e per il mondo del vino stesso raccontare la storia dei luoghi, delle persone, narrare il percorso, la cultura. Spiegare che i vini non possono essere tutti uguali, fatti secondo linee guida e protocolli, con gli stessi odori, gli stessi profumi, lo stesso colore e tutti lontani dalla terra, insomma uniformi. Abbiamo stabilito dei paletti sensoriali che non corrispondono ai sapori dei territori, che sono di fatto infiniti. Così facendo, abbiamo messo da parte in un solo momento la creatività, la fantasia, la meraviglia, lo stupore. L’agricoltura è fatta di diversità che si manifesta dappertutto, dalle varietà, dalla terra, dal contesto, dalle circostanze che cambiano continuamente. 

Mister Wine: Come gestisci le tendenze e i gusti in cantina con l’evoluzione dei gusti dei consumatori?

Raffaello: Uno dei punti è proprio questo: cosa si deve comunicare del mondo del vino? Come avvicinarsi al gusto? In gran parte del mondo alimentare, compreso quello del vino, per anni e anni si è lavorato sull’omologazione e su gusti e sapori artificiali facili, che sono lontani dalla natura; c’è quindi un enorme lavoro da fare. Il passaggio fondamentale per avvicinare il consumatore alla natura, intesa nella sua più ampia accezione, e ai territori è far capire quali sono i veri sapori della terra. Diceva un bravo enologo francese: «visto che abbiamo creato tante sostanze artificiali che cercano di emulare buona parte dei componenti dell’uva e del vino, dobbiamo sperare che non si capisca mai di quali componenti è costituita la mineralità, che è una cosa molto complessa, altrimenti riusciremo a creare anche una mineralità artificiale». Bisogna far comprendere che il vino non può essere progettato a tavolino, che la diversità in un vino può avvenire solo se raccolgo in momenti differenti, se cambio le modalità e i tempi di macerazione, il tipo di affinamento ecc.. Questi sono gli strumenti che consentono di realizzare vini diversi senza mai perdere di vista i cambiamenti del clima e dunque delle annate. Insomma, il vino non può essere trattato come una bevanda da modificare quando vuoi in base ai capricci del mercato.

Mister Wine: Qual’ è dunque la tua filosofia personale riguardo la produzione dei tuoi vini?

Raffaello: E’ semplicemente rispettare la terra, le piante e l’uomo, lavorare con gli ecosistemi e cercare di comprenderli, lavorare con la natura e non contro di essa. Solo così possiamo bere un vino vero, ricco di vita e di energia. 

Mister Wine: C’è un vino su tutti al quale sei legato particolarmente?

Raffaello: Sono un po’ tutti propri figli, ed è sempre complicato scegliere tra i figli. Ognuno di loro ha delle cose preziose custodite, così come ognuno di loro ha dei difetti che spesso li rendono unici. Diciamo che forse il Bella Ciao Agostinella è uno dei vini a cui sono molto affezionato per varie ragioni, non ultima, come detto prima, la sua unicità e il valore culturale che porta con sé.

Mister Wine: Social e vino, quanto influisce il passaggio sui canali social dei vostri prodotti?

Raffaello: I social possono sicuramente essere un’opportunità, dato che la tecnologia comunicativa rende più rapidi e facili i contatti, ma spesso può svuotare i messaggi di contenuto, ed oggi avremmo veramente bisogno di guardare di più all’essenza delle cose piuttosto che alle apparenze. Tutto è legato all’uso che facciamo degli strumenti che abbiamo a disposizione. Faccio un esempio: se ho una vanga, la posso utilizzare in modo virtuoso per esempio per zappare, ma posso utilizzarla anche per darla addosso a qualcuno, e questo fa una grande differenza.

Mister Wine: Hai perfettamente reso l’idea. Infine, le tue etichette ed i nomi dei tuoi vini, ti andrebbe di raccontarci il significato dei nomi dei vini e da dove provengono le etichette? E inoltre siete impegnati solo nella produzione di vino o altri prodotti? Se si, quali?

 RaffaelloPer prendersi cura delle vigne e produrre vino devi entrare in sintonia con quel mondo, le devi curare senza voltarti indietro e senza sapere con certezza il raccolto che avrai. Tutto questo ti deve far entrare in sintonia con quel mondo vivente dove il tempo ha un ruolo determinante. I nomi dei vini come Il Tempo Ritrovato, Perdersi e Ritrovarsi, Radicarsi ecc. sono legati a questo mondo biologico vivo che entra nelle vite di noi produttori, e sono un po’ l’espressione delle nostre esperienze e delle nostre scelte di vita. Anche gli altri nomi dei vini hanno, per noi, tutte un senso forte. Le etichette poi, le facciamo noi e in particolare sono opera di mia figlia Giulia, che ha un bellissimo talento artistico e si diletta a realizzare disegni che poi utilizziamo per le etichette dei vini. Al momento ci dedichiamo prevalentemente alla produzione di vino.

Siamo arrivati alla fine di questa bellissima chiacchierata. Grazie di vero cuore Raffaello, per avermi dato la possibilità di raccontare della tua bellissima realtà e di avermi concesso del tempo per raccontarti e raccontare il vino secondo la tua visione.

Una bellissima chiacchierata con l’augurio di ritrovarti in vigna, a presto e Ad Maiora!

Articolo a cura di Mister Wine – Giovanni Scapolatiello – Sommelier Ais Napoli.

 

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