Alla scoperta di Cantina Berritta. Un viaggio tra il fascino della terra e la magia del vino.
Eccomi di ritorno dalla Sardegna, con l’ennesima chicca scoperta per voi. Oggi vi porto a Dorgali da Cantina Berritta. Dorgali è un comune nella provincia di Nuoro, è situato nella zona centro-orientale della Sardegna. Un territorio tanto vasto quanto vario e morfologicamente complesso che si muove dalle coste basse e sabbiose della baia di Cala Gonone, nel settore centrale del golfo di Orosei, agli altopiani, fino alle montagne del Supramonte, nell’entroterra, arrivando a toccare i 1086 m con Monte Oddeu. Il territorio è attraversato da numerosi torrenti e fiumi dei quali i più importanti sono il Rio Flumineddu, che scorre nella fertile valle di Oddoene, il Rio Isalle che scorre nell’altrettanto produttiva valle omonima e il Fiume Cedrino che grazie alla diga di Preda’e Othoni forma il grande lago artificiale di Iriai a pochi chilometri da Dorgali. La magia che queste terre offrono insieme alla bellezza del territorio, sono per me sempre fonte di ispirazione ed è in questi luoghi magici che mi perdo volutamente ad ammirare il meraviglioso spettacolo chiamato Natura.
Quando scelgo di visitare una cantina è ovvio che lo faccio perchè sono incuriosito dai vini che producono, ma la cornice deve essere perfetta, la gentilezza e la disponibilità sono standard che esigo e ricerco. Da Cantina Berritta sono stato coccolato dalla mia prima telefonata fino a quando ho lasciato quel luogo fantastico. Elene è stata a dir poco meravigliosa, nell’organizzare il tutto senza nessun preavviso, si è fatta in quattro per inserirmi in una visita-degustazione che mi ha rapito. Ad accogliermi c’era Valeria, bravissima anfitrione e grande professionista. La storia di Cantina Berritta dura da diverse generazioni e vanti circa 10 ettari coltivati a vigneto ai quali si aggiungono altri 3 ettari dedicati agli oliveti. I terreni si trovano, nella suggestiva vallata di Oddoene e la produzione è di circa 30mila bottiglie.
I suoli sono ricchi di granito in disfacimento misto calcare. I vitigni sono costituiti per il 75 per cento dal Cannonau. Questa varietà trova nelle vallate di Dorgali il suo habitat classico e naturale. Oltre al tradizionale vino sardo, si coltiviamo il Syrah. A partire dall’annata 2020 producono anche il Vermentino. E poi c’è la chicca, ovvero il Panzale: un raro vitigno autoctono a bacca bianca la cui riscoperta è avvenuta grazie ad una geniale intuizione di Antonio Berritta, vigneron e fondatore della Cantina. Ed oggi siamo proprio in compagnia di Antonio Berritta, proprietario della cantina.
Mister Wine: Dunque Antonio, brevemente ti va di presentarti? Qual’è la storia e la tradizione della vostra azienda vinicola e in quale territorio ci troviamo?
Antonio Berritta: La nostra azienda si trova nel territorio di Dorgali, paese dell’entroterra nuorese poco distante dalla costa, e nasce nel 2007, anche se la famiglia Berritta coltiva la vite da diverse generazioni. Gli attuali terreni dell’azienda sono circa 12 ettari, collocati nell’area della Valle di Oddoene, dove i suoli sono ricchi di granito in disfacimento calcare.
Mister Wine: Quali sono le qualità distintive o uniche dei vostri vini?
Antonio Berritta: Le qualità e unicità si potrebbero identificare nel fatto che ogni vino è strettamente legato al territorio nel quale nasce, teniamo ad esaltare le caratteristiche dei suoli, microclimi e tradizione nel fare vino che contraddistinguono la nostra zona, non facciamo troppi interventi in cantina in quanto ci piace far emergere gli aspetti unici dei nostri luoghi e le caratteristiche climatiche di ogni annata, che concorrono insieme a creare dei vini ogni volta unici. È affascinante vedere come nell’area di pochi chilometri, cambiando suolo, esposizione, altitudine ed utilizzando poi strumenti differenti in cantina, dagli stessi vitigni possono nascere vini tanto diversi, figli appunto del territorio e della tradizione.
Mister Wine: Da quali vigneti provengono le vostre uve?
Antonio Berritta: I vigneti dal quale provengono le uve sono di nostra proprietà, controlliamo tutta la filiera del prodotto dalle origini in vigna sino alle fasi dell’imbottigliamento finale.
Mister Wine: Quali varietà di uva coltivate e quali sono le vostre preferite?
Antonio Berritta: Ci troviamo a Dorgali, nel nuorese, quindi nel cuore del Cannonau Classico (denominazione aggiuntiva e specifica proprio di quest’area della Sardegna), il 75% delle nostre vigne è composto da uve Cannonau (divise in vigne più giovani e produttive di circa 20 anni, e più vecchie, di 40 anni e oltre) vitigno che vinifichiamo in tanti modi diversi. Abbiamo poi due ettari di Syrah, che vinifichiamo in purezza e in blend con il cannonau. Come bianchi abbiamo il Vermentino di Sardegna, ultima etichetta che si è aggiunta alle referenze della nostra cantina (abbiamo iniziato a produrlo dall’annata 2020) e il Panzale, questo è un raro vitigno autoctono che in passato era destinato unicamente come uva da tavola, ma la nostra cantina lo ha riscoperto attraverso un lungo lavoro di recupero a partire dagli anni ’80, e ad oggi siamo gli unici a vinificare questo uvaggio. Non abbiamo un uvaggio preferito, siamo affezionati in modi diversi a tutti i vitigni che lavoriamo.
Mister Wine: Quali fattori ambientali influenzano la qualità dei vostri vini?
Antonio Berritta: Ci sono tanti fattori: nella Valle c’è una forte escursione termica tra il giorno e la notte, i suoli delle nostre vigne, a volte in granito in disfacimento calcare, altre volte vulcanici, l’esposizione e l’altitudine dei vigneti, il periodo della vendemmia (che varia a seconda dell’uvaggio ma va anche in base al vino che vogliamo realizzare), e ancora le annate, che possono essere molto calde e poco piovose come questi ultimi anni (non abbiamo un sistema di irrigazione quindi non possiamo interevnire sulle quantità d’acqua), o caratterizzate da gelate improvvise o ancora da climi più miti e favorevoli. Ogni area è caratterizzata da tutti questi elementi e dai propri microclimi, il che significa che ogni piccola zona darà frutto a vini differenti.
Mister Wine: Avete adottato pratiche di coltivazione sostenibile o biologica?
Antonio Berritta: Sì, lavoriamo in regime biologico da sempre, la certificazione in etichetta è arrivata nel 2019.
Mister Wine: Come bilanciate la tradizione e l’innovazione nella produzione del vino?
Antonio Berritta: L’innovazione è caratterizzata dalle pratiche che implementiamo e dalle attrezzature che utilizziamo, volte ad un affinamento e miglioramento continui, siamo al tempo stesso molto legati alla tradizione, i nostri vini sono espressione del territorio dorgalese e lavoriamo le uve come si faceva cento anni fa.
Mister Wine: Quali sono le sfide più grandi che affrontate come produttori di vino?
Antonio Berritta: Sicuramente il clima, molto mutevole negli utlimi anni e che mette a dura prova il nostro lavoro. Ogni anno le vendemmie si fanno sempre più anticipate a causa del forte caldo e delle poche piogge (è nostra ambizione nei prossimi anni realizzare un’irrigazione di soccorso nei nostri vigneti). Ci sono annate come la scorsa 2023, dove nel corso dei mesi è arrivata pochissima acqua ma ha poi piovuto troppo nel giro di poche settimane, generando un proliferare di malattie funginee che hanno poi intaccato fortemente la produzione. Ci sono poi anni di gelate in periodi dove non ci si aspetterebbe un calo drastico delle temperature..Tutti questi aspetti purtroppo si fanno sempre più frequenti.
Mister Wine: Se scegliete, come scegliete le botti per l’invecchiamento dei vini?
Antonio Berritta: In cantina tendiamo ad utilizzare legni grandi (10 hl) e di più passaggi, non usiamo mai legni nuovi o troppo piccoli in quanto non vogliamo che i sentori del legno sovrastino le caratteristiche del vino.
Mister Wine: Quali sono le vostre aspettative per il futuro della vostra azienda vinicola?
Antonio Berritta: Sicuramente proseguire con il nostro lavoro, vogliamo continuare ad ampliare le nostre conoscenze in ambito vitivinicolo (non si smette mai di imparare) ed affinare le nostre tecniche. Ci piacerebbe aumentare la produzione, attualmente di 45.000 bottiglie, ma rimanere comunque una realtà di piccole dimensioni, attenta alla qualità del prodotto. Un settore nel quale stiamo investendo e continueremo a fare nei prossimi anni è l’enoturismo, abbiamo realizzato la nuova sala degustazione tra i vigneti, e ci piacerebbe anche qui ampliare e migliorare l’offerta, riteniamo che il nostro territorio e tradizioni meritino di essere valorizzati e conosciuti da persone di tutto il mondo.
Mister Wine: Avete vini premiati o riconosciuti a livello nazionale o internazionale?
Antonio Berritta: Sì abbiamo ottenuto negli anni diversi premi, tra cui Decanter, Gilbert Gaillard, Vinodabere, Slow Wine, Concours Mondial de Bruxelles, Civiltà del Bere, Wine Spectator, Grenaches du Monde.
Mister Wine: Come gestite le tendenze e i gusti in cantina con l’evoluzione dei gusti dei consumatori?
Antonio Berritta: Come anticipato, cerchiamo sempre di aggiornare e migliorare le nostre tecniche, confrontandoci con tanti nostri colleghi. Inoltre, abbiamo 9 referenze, ad esempio produciamo 5 varianti di Cannonau, tutte diverse tra loro, avere un ampio ventaglio di proposte sicuramente concorre a raggiungere il palato di più consumatori.
Mister Wine: Qual’ è la vostra filosofia personale riguardo la produzione dei vostri vini?
Antonio Berritta: Cerchiamo di realizzare dei vini espressione del territorio e delle tradizioni, attuando le conoscenze che ci sono state tramandate dai nostri predecessori. Cerchiamo di non fare troppi interventi in cantina, utilizziamo laddove possibile solo lieviti indigeni o al massimo lieviti selezionati ma comunque consentiti da una lavorazione biologica.
Mister Wine: C’è un vino su tutti al quale siete legati particolarmente?
Antonio Berritta: Non abbiamo esattamente un vino preferito, come per un genitore i propri figli, teniamo in modi diversi a tutti i nostri vini. Potremmo fare una menzione speciale per il Panzale, visto il lungo lavoro di recupero che c’è stato da parte nostra e l’originalità dell’uvaggio.
Mister Wine: Infine, le vostre etichette ed i nomi dei vostri vini, ti andrebbe di raccontarci il significato dei nomi dei vini e da dove provengono le etichette? E inoltre siete impegnati solo nella produzione di vino o altri prodotti? Se si, quali?
Antonio Berritta: Partiamo dal fatto che tutti i nomi dei nostri vini sono in dialetto dorgalese e sono legati ad aree, personaggi e fenomeni atmosferici tipici di questo luogo (torna il discorso dei prodotti legati al territorio e alla tradizione), qui di seguito speigherò in breve il significato di ogni vino (lascio in allegato anche le schede tecniche così da leggerne l’uvaggio e ulteriori dettagli):
– “Vermentino Tziu Martine”: si riferisce all’omonima spiaggetta di Cala Gonone (distante circa 10 Km dalle nostre vigne), il vino è caratterizzato da un’impronta salina definita dalla vicinanza al mare delle viti, un vino fresco dalle note agrumate e fruttate, perfetto per essere bevuto durante il periodo estivo.
– “Cannonau Rosato Marinu”: il “marinu”è un vento carico di umidità che quasi giornalmente arrivando dal mare di Cala Gonone (distante circa 10 km dalle nostre vigne) si posa sul versante opposto della montagna ed arriva alle nostre vigne di Cannonau, contribuendo a dare un’impronta salina al vino, questo vento è rappresentato anche in etichetta.
– “Panzale”, uvaggio panzale: vista l’originalità del vitigno, abbiamo voluto tenere lo stesso nome nel vino, nell’etichetta compaiono una mandorla (nota marcata che caraterizza il vino), un pesciolino in quanto il vino si abbina bene al cibo di mare, e i filari di vite.
– “Cannonau Nostranu”: Nostranu significa tipico del luogo, caratteristico: è la versione più fresca e beverina tra i nostri cannonau, vuole rappresentare i vini come venivano fatti in casa una volta a Dorgali, anche il disegno in etichetta rimane semplice, con un tralcio di vite, per questo motivo.
– “Cannonau Thurcalesu”: si pensa che ai tempi della cività nuragica Dorgali si chiamasse Thurcali, thurcalesu quindi significa dorgalese, figlio del territorio e della tradizione alle quali appartiene, il cannonau più rappresentativo della nostra cantina.
– “Cannonau Classico Monte Tundu”: come detto, la denominazione classica è aggiuntiva rispetto alla DOC del Cannonau, mentre quest’ultima riguarda i Cannonau provenienti da tutta l’isola, le uve di un Cannonau Classico possono provenire unicamente dal territorio del nuorese, inoltre l’affinamento in legno per questi vini è più lungo della media. Monte Tundu è un piccolo monte rotondo che si trova nella Valle di Oddoene, e guarda esattamente le vigne dalle quali realizziamo questo vino.
– “Cannonau Baillanu”: questo Cannonau si differenzia da tutti gli altri principalmente per due motivi: proviene da un ettaro di vigna molto vecchia, posizionata a Filieri (Dorgali) su suolo vulcanico (tutte le altre vigne hanno suolo granitico in disfacimento calcare), ed in cantina è l’unico vino che fa affinamento in vasche di cemento vetrificato, non fa acciaio, nè legno. Il nome del vino proviene da un nomignolo che è stato dato tanti anni fa, e ancora rimane vivo, ad un membro della mia famiglia, significa festaiolo, amante delle feste e del far tardi con gli amici, in etichetta infatti compare un uomo, il “baillanu” conteso tra l’amico e la moglie che lo richiama in casa…mi confesso: Baillanu sono io!!
– Blend 50% Cannonau – 50% Syrah “Don Baddore”: i due uvaggi di questo vino vengono lavorati separatamente, affinando prima in vasche d’acciaio e poi in legno, Don Baddore (don inteso come titolo nobiliare) era uno dei fondatori della Vigna Sociale, cooperativa instituita nei primi del 900 le cui vigne sono esattamente le nostre di oggi e la cui struttura (oggi diroccata e presente subito prima dei nostri cancelli d’ingesso) è stata d’ispirazione per la realizzazione del nostro logo aziendale.
– “Syarh Istranzu”: Syrah in purezza, Istranzu signica straniero, non originario del luogo: il syrah non è un uvaggio tipico della Sardegna, importammo le barbatelle dalla Francia nei primi anni del 2000, convinti del fatto che il clima e il suolo della nostra zona sarebbero stati adatti alla crescita di questa tipologia di uva: il tempo ci ha dato ragione. In etichetta è rappresentata una folla di persone, e fra tutte se ne distingue una in rosso, che è appunto lo straniero. In ultimo, sì oltre al vino abbiamo una piccola produzione d’olio, la varietà delle olive è bosana, gli oliveti sono anch’essi tutti nel territorio di Dorgali, principalmente a Oddoene.
Voglio personalmente ringraziare Antonio per questa bellissima intervista, a tutta la sua famiglia e il suo staff eccezionale. Tutto questo è stato possibile realizzarlo grazie a voi e grazie sopratutto per l’enorme gentilezza, accoglienza e disponibilità. Ti saluto come la tua bellissima terra mi ha insegnato, ovvero; “A chent’annos in salude”.
E se voi vi trovate in Sardegna, non esitate a contattarli, Dorgali merita di essere visitata e Cantina Berritta rappresenta lo spirito Dorgalese. Grazie, Grazie, Grazie!
Articolo a cura di Mister Wine – Giovanni Scapolatiello – Sommelier Ais Napoli